“Nella sessualità di un uomo ci sono le tracce del suo essere al mondo.” (U. Galimberti)
Spesso si ritiene che “sessualità” sia sinonimo di “rapporto sessuale”, limitando pertanto questo aspetto fondamentale della costruzione della vita di un essere umano alla mera pratica fisico-genitale.
Sono molti i cambiamenti che uomini e donne osservano e provano sul proprio corpo con l’avanzare dell’età, evoluzioni che fanno spesso credere che si debba rinunciare, gradualmente, alla propria vita sessuale. Tuttavia considerare l’anziano come privo di desiderio e attrazione per un un’altra persona è il primo tra i falsi miti da sfatare, poiché a qualsiasi età è normale cercare una forma di intimità con un altro essere umano, intimità che, anche quando non è più genitale, può assumere comunque diverse funzioni, come quella ludica e/o relazionale.
La sessualità è una dimensione dell’essere umano che compete al corpo, ma anche alle sfera cognitiva e a quella affettiva e segue i cambiamenti delle fasi di vita e dell’età acquisendo nuovi modi e nuovi significati, nonché nuove funzioni.
La sessualità è pertanto non uno stato, bensì un processo, un percorso che accompagna la crescita di un individuo nell’arco della sua intera vita e che cambia nelle diverse fasi, adattandosi ai cambiamenti del corpo, ai bisogni, ai desideri ed alle aspettative individuali e sociali.
Nella relazione di assistenza e cura dell’anziano è fondamentale riconoscere gli aspetti e le dinamiche relative alla sessualità della terza età poiché, solo acquisendo consapevolezza e non disconoscendo questa fondamentale dimensione dell’esistenza, diventa possibile instaurare una relazione di aiuto positiva ed orientare efficientemente ed efficacemente ogni tipo di intervento.