In questi ultimi quarant’anni, un nuovo insieme di discipline scientifiche fornisce evidenze irrinunciabili sulla interazione continua e bidirezionale fra mente e cervello. Le neuroscienze ci aiutano quindi a comprendere i meccanismi biologici che sottostanno alla relazione persona-ambiente (e viceversa) e dunque anche alle vicende, ai passaggi, e qualche volta agli errori legati alla situazione di malattia e della cura.
Da tempo le evidenze neuroscientifiche dimostrano con fondate prove che diversi meccanismi fisiologici e biochimici prendono parte a funzioni complesse quali la fiducia, la speranza, l’empatia e la compassione.
I neuroscienziati concorrono a formulare l’idea che la relazione curante-paziente può essere suddivisa in 4 stadi: “sentirsi malati”, “cercare aiuto per un sollievo”, “incontrare il curante” e “ricevere terapia e assistenza”. Inoltre, con argomentazioni documentate, essi affermano che il rituale dell’atto terapeutico può generare risposte curative talora di pari potenza a quelle generate da trattamenti strumentali e farmacologici. Il corso si prefigge di sensibilizzare all’adozione di uno sguardo maggiormente integrato del curante che, nella presa in carico curativa ed assistenziale del paziente, tenga conto degli elementi di relazione facilitatori della speranza, della fiducia e del benessere.